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Channel: News - Humanitas Cellini
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Esami più rapidi e comodi con la nuova risonanza magnetica

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E' entrata in funzione pochi mesi fa alla Clinica Cellini: garantisce maggiore comfort al paziente e offre massima efficienza ai radiologi. Neurologico, toraco-addominale, osteoarticolare: in ogni ambito la nuova apparecchiatura fornisce performance di livello molto elevato.

 

Da qualche mese il servizio di imaging della Clinica Cellini si è arricchito di una nuova apparecchiatura di Risonanza Magnetica all’avanguardia, capace di garantire maggiore comfort al paziente riducendo il tempo di esecuzione dell’esame e fornendo immagini di elevata qualità. Si tratta di un apparecchio RM MULTIVA da 1,5 Tesla in linea con i più esigenti standard di produttività e aperto alle più recenti e future applicazioni. Prestazioni fornite in diversi ambiti medici ed erogate attraverso il Sistema sanitario nazionale.

 

In campo neurologico l’apparecchiatura di Risonanza Magnetica consente di esplorare tutto l’asse cranio-spinale senza fare mai muovere il paziente. È possibile documentare in modo agevole anche le più piccole lesioni del sistema nervoso.

 

In ambito toraco-addominale, oltre alla notevole definizione delle immagini, occorre segnalare la possibilità di ottenere le informazioni necessarie in un’unica sequenza della durata di 12-13 secondi.

Anche i pazienti più anziani e in condizioni precarie di salute possono quindi eseguire l’esame di Risonanza Magnetica poiché è sufficiente trattenere il respiro solo per pochi secondi.

 

Nel campo delle indagini osteoarticolari la nuova Risonanza Magnetica consente di ottenere immagini di elevata qualità che permettono un’ottima visualizzazione delle articolazioni e in particolare delle cartilagini articolari. I menischi, i legamenti, le strutture ossee risultano documentate in tutti i loro minimi particolari rendendo facile la diagnosi anche delle più piccole lesioni.


L’Oculistica della Cellini guarda sempre lontano

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Prosegue con soddisfazione la collaborazione che lega la Clinica al Centro medico Promea: attività chirurgica e diagnostica viaggiano insieme e realizzano un centro di riferimento. Per la cataratta, l’anestesia topica e i tagli corneali ridotti rendono più celere il recupero.

 

Guarda sempre più lontano il polo oculistico che vede la Clinica Cellini lavorare con il Centro medico Promea di via Menabrea 14, Torino. La partnership nata un anno fa ha raggiunto risultati soddisfacenti in termini di qualità del servizio offerto e di gradimento riscontrato tra i pazienti: «Abbiamo riunito competenze importanti e tecnologie di primo livello - spiega il dottor Francesco Mele, oculista e responsabile del servizio -, facendo diventare le due strutture complementari nell’attività chirurgica e in quella diagnostica. Il risultato è quello di due strutture interattive che combinano i rispettivi punti di forza e diventano un centro oculistico di riferimento».

 

Il dottor Mele ha all’attivo oltre 40mila interventi di cataratta, la più trattata tra le patologie oculistiche curate dal servizio. «Non è affatto un intervento banale o trascurabile – spiega -, è anzi un’operazione di microchirurgia che richiede mani esperte ed esecuzione perfetta». Rispetto a pochi anni addietro è diventata una pratica sempre meno invasiva; i tagli corneali ridotti anche a meno di due millimetri consentono al paziente un celere recupero anatomico e funzionale. «Si tratta di un aspetto molto importante – sottolinea il dottor Mele -: viene ridotto al minimo il periodo di disabilità successivo all’operazione. Poche ore dopo aver subito l’intervento, il paziente può già recuperare una soddisfacente acutezza visiva e provvedere a misurarsi con buona parte delle sue attività di tutti i giorni».

 

Uno dei punti di forza dell’intervento di cataratta eseguito nella sala operatoria della Clinica Cellini è il ricorso all’anestesia topica: nessuna puntura, basta qualche goccia di collirio. «All’inizio il paziente si mostra perplesso – rivela il dottor Mele -: sembra quasi temere che in assenza di un ago l’anestesia non possa funzionare. Poi si dichiara contentissimo e, se gli capita di tornare per un intervento sull’altro occhio, è il primo a chiederla». In sala operatoria è peraltro avvenuta una riuscita integrazione tra rappresentanti di Cellini e Promea: «Ho trovato un elevato tasso di competenza e la massima disponibilità – conclude il dottor Mele -, i nostri pazienti hanno perciò a disposizione un polo oculistico di alto livello e in continua crescita».

Patologia dell’anca: un passo alla volta verso la normalità

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Se n’è parlato nel corso organizzato dalla Clinica Cellini e dal Centro medico Fisio&Lab di Torino «Ortopedici e fisiatri compiono un percorso comune e offrono al paziente il recupero migliore», ha spiegato il dottor Carlo Alberto Buratti, responsabile della Chirurgia d’anca della Clinica.

 

La patologia dell’anca è stata la protagonista del corso organizzato e ospitato dalla Clinica Cellini lo scorso 13 giugno e realizzato con il contributo del Centro medico di riabilitazione funzionale e sviluppo motorio Fisio&Lab di Torino.

L’aumento dell’età media della popolazione fa sì che la malattia degenerativa articolare sia tra le più diffuse in ambito ortopedico. L’artrosi dell’anca rappresenta l’affezione più frequente e invalidante: «È una vera emergenza sociale – spiega il dottor Carlo Alberto Buratti, responsabile del servizio di Chirurgia dell’anca della Clinica Cellini -. Colpisce in special modo gli anziani ma non risparmia i giovani, causando un deterioramento della loro qualità di vita in ambito lavorativo e relazionale». Il corso è stato allora l’occasione per un confronto: «Ortopedici e fisiatri hanno proposto soluzioni utili a risolvere i problemi dell’anca . – continua il dottor Buratti -. In fondo si tratta di un percorso comune: ai primi tocca l’intervento e ai secondi la fisioterapia che, se eseguita nel modo corretto, consente il recupero migliore».

Proprio il dottor Buratti ha illustrato i grossi progressi registrati dalla chirurgia protesica dell’anca: «Ha raggiunto un alto grado di affidabilità – ha spiegato – ed è in grado di garantire ai pazienti una buona risoluzione del dolore e una valida ripresa funzionale». Traguardo raggiungibile anche grazie all’integrazione tra buona chirurgia e valida terapia riabilitativa post operatoria: «Il paziente va guidato verso la normalità con l’ausilio della professionalità degli operatori e con l’efficacia degli strumenti a loro disposizione, così come avviene a chi si rivolge a Clinica Cellini e Fisio&Lab».

 

Non sempre l’anca richiede però una protesi. Del trattamento conservativo ha parlato il dottor Alberto Nicodemo, ortopedico e chirurgo dell’anca della Clinica Cellini. «Infiltrazioni di gel piastrinico o di acido ialuronico – ha affermato – si rivelano molto efficaci per il miglioramento del dolore e il recupero della funzionalità di chi ha una coxartrosi iniziale, anche se non ci sono ancora evidenze scientifiche che indicano regressione o rallentamento del processo di usura articolare. Le infiltrazioni possono essere indicate anche nel trattamento delle forme preartrosiche come il conflitto femoro-acetabolare, dove, in casi selezionati, può essere indicata anche la correzione chirurgica mini invasiva. Per questo motivo la fase diagnostica è molto importante, soprattutto nei pazienti giovani: i loro sintomi non devono essere sottovalutati o confusi con quelli di altre patologie come la pubalgia.

Nelle forme preartrosiche e nei casi di coxartrosi iniziale occorre inoltre indicare modalità di prevenzione e terapie riabilitative efficaci. I protocolli di riabilitazione sono migliorati molto e possono perciò allontanare l’intervento protesico garantendo al tempo stesso una qualità di vita più che soddisfacente».

Colonna: l’importanza del ruolo del chirurgo vertebrale

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«È una figura professionale in continua evoluzione che richiede le competenze di neurochirurgo e ortopedico», spiega il dottor Marco Brayda-Bruno, da oltre trent'anni tra i principali esperti di colonna vertebrale, che alla Clinica Cellini esegue anche interventi chirurgici per la scoliosi.

 

«Oggi al chirurgo che vuole occuparsi della colonna vertebrale sono necessarie elevate competenze neurochirurgiche e ortopediche. Non si può affrontare la chirurgia vertebrale moderna se non si è in possesso di queste competenze». Parola del dottor Marco Brayda-Bruno, chirurgo vertebrale della Clinica Cellini, che aggiunge: «La colonna vertebrale richiama più patologie (deformità, tumori, stenosi, infezioni, e altro) e non è così semplice trovare un chirurgo capace di affrontarle tutte. Per farlo sono necessarie grande esperienza e capacità di adattamento ai rapidi e continui cambiamenti della disciplina».

 

Tutte qualità presenti nel bagaglio del dottor Brayda-Bruno: la sua attività è focalizzata sulla colonna vertebrale dal 1982 ed è lui il detentore di numeri record in materia di una serie di interventi chirurgici legati alla colonna. «Negli ultimi trent'anni – prosegue – s'è assistito a una grossa evoluzione tecnica e diagnostica che ha comportato anche la trasformazione del paziente: al servizio di quest'ultimo ci sono oggi tecnologie e diagnosi migliori, le stesse a disposizione del chirurgo vertebrale che può contare su un campo d'azione più vasto di quello di un tempo».

 

Alla Clinica Cellini, il dottor Brayda-Bruno opera anche i pazienti affetti da scoliosi e, assieme all'ospedale CTO, quella di via Benvenuto Cellini 5 è l'unica struttura torinese che si fa carico di operare questo tipo di patologia. «Nella maggior parte dei casi la scoliosi comincia a manifestarsi in età adolescenziale – spiega il dottor Brayda-Bruno -, tanto che spesso la scoliosi dell'adulto rappresenta l'evoluzione di qualcosa che era comparso durante l'età giovanile. Più raramente si tratta di una degenerazione della struttura della colonna che si verifica in età adulta». Quasi sempre la scoliosi si manifesta con la pubertà (in media a 12 anni nella bambina e a 14 anni nel bambino). Quando la ginnastica correttiva o il corsetto non sono abbastanza efficaci si ricorre all'intervento chirurgico, di norma da effettuare quando la curva scoliotica supera i 45-50°. «La diagnosi precoce è fondamentale, – ammonisce il dottor Brayda-Bruno - io sono anche il coordinatore scientifico della "Fondazione Scoliosi Italia Onlus" che promuove l'osservazione posturale nelle scuole dell'obbligo. Accorgersi subito della malattia semplifica di molto il problema».

 

L'attività del dottor Brayda-Bruno in Cellini riguarda anche le patologie degenerative e traumatiche di tutta la colonna vertebrale: discopatie ed ernie discali, spondilolistesi e stenosi lombari vengono eseguite con regolarità: «Il mio campo d'azione principale rimane comunque quello delle deformità – conclude il dottor Marco Brayda-Bruno -. Lavorando anche in altre strutture ospedaliere di prestigio, ho realizzato un numero elevato di interventi in scoliosi neurologiche complesse e in scoliosi dell'adulto. È dal 1985 che opero come primo chirurgo, ho utilizzato tra i primi in Italia alcuni trattamenti correttivi della scoliosi che sono stati oggetto di corsi d'aggiornamento per molti anni e, in definitiva, sono stato testimone attivo dell'evoluzione di una disciplina in continuo cambiamento che ha portato a definire il chirurgo vertebrale come una figura professionale a tutto tondo, molto diversa da quella dell'ortopedico tradizionale».

Cellini in prima fila contro le patologie urologiche

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Avviata l'attività del nuovo Centro ricostruttivo diretto dal dottor Enzo Palminteri: integrandosi con il reparto già esistente fornirà un bagaglio di competenze e prestazioni che porteranno la Clinica a rivestire un ruolo di grande rilevanza nel panorama urologico nazionale.

 

Ha il cuore a Torino e lo sguardo rivolto all'Italia e al mondo: è il nuovo Centro di Chirurgia Ricostruttiva Uretrale e Genitale che dal 1° luglio è attivo all'interno del reparto di Urologia della Clinica Cellini. Responsabile del nuovo Centro è il dottor Enzo Palminteri, chirurgo uretrale di livello internazionale che oltre un anno fa ha avviato una collaborazione con la Cellini. «Le competenze di medici e infermieri, in sala operatoria come in reparto, sono di altissimo livello – osserva il dottor Palminteri –. La grande organizzazione della Clinica e l'abitudine del personale a muoversi in terreno urologico sono caratteristiche che fanno nascere il nuovo Centro con un immediato profilo di elevata statura».

 

Il nuovo Centro di Chirurgia Ricostruttiva Uretrale e Genitale andrà ad arricchire il reparto di Urologia della Cellini con l'obiettivo dichiarato di rendere la Clinica un riferimento nazionale per tutte le patologie correlate. «In questi anni, il professor Ugo Ferrando e la dottoressa Giuseppina Cucchiarale hanno costruito un reparto di valore assoluto – aggiunge il dottor Palminteri -, lavorare con loro è stato facile e molto produttivo fin dal primo giorno. Ne è scaturito un rafforzamento reciproco che qualifica ancor di più la Cellini come un riferimento di grande importanza per tutta l'urologia, specialità sulla quale la Clinica ha investito molto in termini di impegno e risorse».

Le patologie affrontate dal nuovo centro di Chirurgia Ricostruttiva Uretrale e Genitale (che conterà anche sul sostegno e la competenza della dottoressa Elisa Berdondini) sono particolarmente difficili da trattare e gestire e perciò richiedono una chirurgia raffinata che è appannaggio di pochi specialisti. Stenosi uretrale, ipospadia dell'adulto, lichen sclerosus, tumore del pene: tutte malattie uretrali e genitali che hanno forte impatto sulla qualità di vita di un uomo, toccato non solo nella funzione urinaria ma anche nell'attività sessuale e nell'aspetto estetico.

 

Da anni il dottor Enzo Palminteri vanta peraltro una preparazione ultraspecialistica in materia, esercitata in ospedali sparsi lungo tutta l'Italia. Ora ha deciso di impiantare le radici della sua attività a Torino: «Ho trovato grande disponibilità dei colleghi e una rara capacità di affrontare e risolvere i problemi – prosegue -: ci sono tutti i presupposti affinché il neonato Centro della Clinica Cellini raggiunga gli obiettivi prefissati». Tra le malattie uretrali e genitali più frequenti figurano la stenosi uretrale (un'ostruzione del canale uretrale dovuta alla crescita di tessuti cicatriziali a livello della parete dell'uretra), l'ipospadia dell'adulto (un'anomalia congenita causata dall'insufficiente sviluppo dell'uretra), il lichen sclerosus (una malattia cutanea dei genitali a carattere infiammatorio cronico) e il tumore del pene (che può avere cause differenti).

«La cura delle patologie uretrali e genitali è un settore ultraspecialistico che richiede una qualificazione professionale sempre più pressante – conclude il dottor Palminteri -. Siamo chiamati a dare risposte di elevata qualità professionale e per questo ci avvarremo anche di tecniche moderne e d'avanguardia come l'endourologia e l'andrologia chirurgica. La nostra sarà una struttura di riferimento dove il paziente, soprattutto quello proveniente da fuori, troverà accoglienza e qualità a 360 gradi. La nostra sala operatoria sarà inoltre sempre aperta ai colleghi di ogni dove: lo scambio e la collaborazione saranno un altro dei nostri punti di forza».

Con "Save the Children" la Clinica Cellini aiuta i bambini

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Per una settimana ha fatto tappa in Cellini la Campagna nazionale di sensibilizzazione dell’organizzazione internazionale che opera concretamente per migliorare la vita dei piccoli. A pazienti, familiari e personale è stata illustrata l’attività della Ong, presente in Italia dal ’98.

 

Per una settimana intera un ospite importante ha fatto compagnia all’attività della Clinica Cellini. Dal 28 settembre al 3 ottobre ha stazionato nell’atrio della Clinica di via Benvenuto Cellini 5 ed è venuto così a contatto con i pazienti e i loro familiari e con tutto il personale della Clinica. L’ospite in questione era Save the Children, l’organizzazione internazionale che opera per migliorare in modo concreto la vita dei bambini, in Italia e nel mondo.

In occasione della Campagna nazionale di sensibilizzazione in corso, Save the Children ha scelto la Clinica Cellini per far conoscere in maniera più approfondita la sua missione e spiegare agli interessati come si diventa sostenitori dell’associazione. Dal canto suo, la Clinica Cellini ha ancora una volta aperto le porte a una realtà importante (era già accaduto lo scorso anno con Telethon) e ribadito il proprio ruolo di riferimento che riveste nel tessuto sanitario e sociale della città.

Save the Children è nata nel 1919 ed è attiva in 119 paesi. In Italia è presente dal 1998, costituita come onlus e oggi riconosciuta dal ministero degli Affari esteri come Ong (Organizzazione non governativa). Porta avanti progetti rivolti ai bambini e alle bambine dei cosiddetti paesi in via di sviluppo ma anche a quelli che vivono sul territorio italiano. Realizza aiuti immediati sotto forma di assistenza e sostegno alle famiglie e ai bambini in difficoltà, creando cambiamenti positivi e duraturi nei luoghi in cui questi bambini vivono.

Le aree di intervento di Save the Children riguardano: protezione, educazione, sviluppo economico e sicurezza alimentare, emergenza, salute. Sotto quest’ultima area di intervento si sviluppa un’attività mirata a contrastare un numero impietoso: ogni anno, nel mondo, oltre sei milioni e mezzo di bambini di età inferiore ai 5 anni muoiono per malattie facilmente prevenibili. «Con semplici misure – sottolineano i promotori della Campagna nazionale di sensibilizzazione di Save the Children – almeno la metà di questi bambini potrebbe essere salvata». L’associazione garantisce perciò accesso alle cure sanitarie ai bambini e alle loro famiglie, sviluppando inoltre progetti di nutrizione, prevenzione, pianificazione familiare, assistenza materno-infantile, vaccinazioni e informazioni sulle principali pandemie (Aids e non solo).

Per una settimana i “dialogatori” di Save the Children hanno perciò potuto promuovere i loro programmi all’ingresso della Cellini: informando le tante persone che sono transitate dentro la Clinica e sensibilizzandole a sostenere l’organizzazione attraverso donazioni regolari. Maggiori info su: www.savethechildren.it o scrivendo a info@savethechildren.it

La risonanza magnetica aiuta anche la chirurgia della spalla

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La nuova tecnologia della Clinica Cellini offre al paziente esami più accurati e confortevoli:
«In fase di diagnosi e di terapia si tratta di uno strumento molto prezioso anche per il chirurgo», conferma il dottor Massimo Brignolo che sottolinea il salto di qualità legato all’artro-risonanza.

 

«Per il paziente con patologia di spalla si tratta un’apparecchiatura davvero ottimale, perché capace anche di immagini in alta definizione e perciò in grado di esplorare anche le situazioni più complesse». Lo afferma il dottor Massimo Brignolo, responsabile del servizio di Chirurgia della spalla della Clinica Cellini, a proposito della risonanza magnetica della Clinica, entrata in funzione la scorsa primavera e subito diventata un prezioso strumento di riferimento anche per l’attività dei chirurghi.

«Avere a disposizione un apparecchio di risonanza magnetica ben evoluto è come visitare una città tenendo tra le mani una mappa dettagliata e ben aggiornata – aggiunge il dottor Brignolo -: sai dove andare senza rischiare di perderti. Se, per fare un esempio, il chirurgo ha il dubbio che il paziente possa guarire senza intervento, la risonanza può rispondere alla domanda. Allo stesso modo, se lo stesso chirurgo sa già di dover operare il paziente, la risonanza gli permette di avere chiaro fin da subito che cosa si troverà di fronte al momento dell’intervento». La nuova risonanza magnetica della Clinica Cellini è un apparecchio Multiva 1,5T, sistema Philips da 1,5 tesla per applicazioni Total Body. È in grado di realizzare la piena espandibilità verso la tecnologia “full digital” dStream e di garantire la riduzione del rumore acustico in virtù del sistema Softone. Permette inoltre di integrare e combinare tra loro le diverse bobine per agevolare la preparazione del paziente e il suo comfort, così da organizzare il flusso di lavoro aumentando efficienza, riproducibilità e consistenza del risultato.

«Rispetto ad altri esami strumentali, la risonanza magnetica offre maggiori informazioni e consente una diagnosi più precisa e una conseguente strategia terapeutica accurata», insiste il dottor Brignolo. Che sottolinea anche l’importanza dell’apparecchiatura in caso di artro-risonanza alla spalla: «Di fronte a casi di patologia capsulo legamentosa della spalla, problema che riguarda soprattutto i giovani, il nuovo apparecchio della Clinica Cellini consente un netto salto di qualità – afferma -. L’immagine in alta risoluzione ci consente di vedere al meglio il “lavoro” svolto dal liquido di contrasto utilizzato e ci permette di valutare l’entità del problema». Una soluzione che grazie alla nuova apparecchiatura di risonanza magnetica mette in condizione tutti i pazienti della Clinica Cellini di usufruire di esami di grande accuratezza, fino a poco tempo fa appannaggio esclusivo di pochi (atleti in primis) eletti.

«Quando si parla di spalla – conclude il dottor Brignolo – il primo, fondamentale, passo è quello della visita del paziente. L’esame obiettivo e l’analisi delle esigenze funzionali di chi ci sta davanti sono determinanti per capire come dovrà comportarsi il chirurgo. Sapere perciò di poter contare su uno strumento efficace come la nuova apparecchiatura di risonanza magnetica ci mette in condizione di focalizzarci ancora di più sull’esigenza legata al miglioramento della qualità di vita del nostro paziente».

Il Centro Odontoiatrico è attento ai denti di tutta la famiglia

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Tre studi dentistici affidati a un’équipe qualificata e dotata di strumentazioni all’avanguardia: servizio di odontoiatria in forma monospecialistica e radiografie a bassa emissione per la struttura che nel mese di novembre attiva una speciale promozione dedicata ad adulti e bambini

 

Prosegue senza sosta l’attività del Centro Odontoiatrico della Clinica Cellini. Nel mese di novembre il Centro di via Benvenuto Cellini 2 ha previsto una promozione dedicata alle famiglie: visita odontoiatrica e ablazione del tartaro per gli adulti, visita odontoiatrica e lezione di igiene orale per i più piccoli. Tutto senza impegno purché le prenotazioni vengano effettuate nel mese di novembre e da almeno due componenti della stessa famiglia (per ulteriori informazioni: 011.3027.3027, digitare il tasto 4).

Il Centro Odontoiatrico della Clinica Cellini conta su tre studi dentistici allestiti con strumentazioni all’avanguardia, garanzia di standard di qualità elevati. È composto da un’équipe qualificata di dentisti, in grado di proporre trattamenti o terapie personalizzate e diagnosi cliniche accurate. Il servizio di odontoiatria è proposto in forma monospecialistica: per ogni singola branca di competenza e specialità è presente un professionista odontoiatra che si inserisce nel contesto di un ambiente clinico in grado di garantire un approccio integrato e multidisciplinare.

Al di là della promozione attivata per il mese di novembre, il Centro Odontoiatrico della Clinica Cellini prevede trattamenti di: diagnostica, igiene dentale, odontoiatria conservativa, endodonzia, pedodonzia (odontoiatria pediatrica), patologia speciale odontostomatologica, odontoiatria protesica, implantologia, ortodonzia, gnatologia. Collabora inoltre attivamente con la chirurgia maxillo-facciale per le ricostruzioni delle gravi atrofie ossee e la correzione chirurgica delle malformazioni e mal posizioni scheletriche. Tutte le apparecchiature radiografiche utilizzate in odontoiatria sono di tipo digitale e sono caratterizzate, oltre che dall’immediatezza e accuratezza della diagnosi, dalla bassa dose (un quinto rispetto ai sistemi a lastra) di raggi ai quali espongono il paziente.


Ospedale senza dolore? È possibile se c’è l’aiuto del paziente

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«In sala operatoria come nell’ambulatorio di Terapia antalgica abbiamo gli strumenti adatti a raggiungere il “dolore zero”, ma per riuscirci dobbiamo superare l’errata convinzione che avere male sia necessario e inevitabile», spiega il dottor Giuseppe Rossi, anestesista della Clinica Cellini

 

Ospedale senza dolore? Si può. Anzi, si deve. «L’ostacolo maggiore risiede però nell’errata convinzione che il dolore sia invece naturale, necessario e inevitabile». Ma oggi non è più così: «Abbiamo gli strumenti per combatterlo appieno fino a raggiungere, con difficoltà variabili, il dolore zero». Parola del dottor Giuseppe Rossi, medico anestesista dell’ambulatorio di Terapia antalgica della Clinica Cellini. «Prima e dopo un intervento chirurgico – prosegue il dottor Rossi – la parte più difficile da contrastare è quella soggettiva, culturale e personale, del paziente. Bisogna partire spiegandogli che non è obbligatorio sentire dolore, anzi se ne può fare a meno. Occorre poi proseguire, facendogli capire che il dolore avvertito in quel momento non passerà da solo: al contrario, aumenterà se non trattato a dovere. Infine, è opportuno metterlo al corrente del fatto che richiedere informazioni e aiuto è un suo diritto e che medici e infermieri sono a sua disposizione anche per questo motivo».

Invece, a volte, il paziente è rassegnato ad avvertire dolore e a sopportare in silenzio perché ha paura di disturbare. «Farlo capire è difficilissimo – insiste il dottor Rossi -, ma il paziente ha il diritto di non sentire dolore. Noi anestesisti lo ripetiamo alla nausea, assistiti in tal senso dagli infermieri. Il controllo ottimale del dolore è il nostro obiettivo e per riuscirci è necessario entrare nella giusta sintonia con il paziente, visto che stiamo parlando di un sintomo e non di un segno misurabile come la temperatura corporea o la pressione arteriosa. Quando si riesce a interpretare il segnale fornito dal paziente si possono dare risposte eccellenti».

L’impegno degli anestesisti della Cellini va così incontro all’intensa attività dei chirurghi ortopedici della Clinica: «La precisione offerta dall’ecografo – spiega il dottor Rossi – ci ha permesso di sviluppare tecniche anestesiologiche loco-regionali capaci di garantire maggiore copertura antalgica utilizzando minori quantità di farmaco». Uno strumento utile a permettere maggiore precisione all’anestesista e minor fastidio al paziente.

La stessa filosofia è adottata nell’ambulatorio di Terapia antalgica della Clinica Cellini (che conta su un’infermiera dedicata nonché su una linea telefonica aperta 24 ore al giorno e sette giorni la settimana) che è riservato ai pazienti esterni: migliorare il controllo del dolore puntando a eliminarlo. Un risultato possibile anche grazie all’adozione delle metodiche farmacologiche più moderne e mini invasive nonché della consulenza degli altri medici specialisti. «L’obiettivo è come sempre quello di lavorare in piena sicurezza garantendo il massimo livello di assistenza possibile», osserva ancora il dottor Giuseppe Rossi. Che aggiunge: «La terapia antalgica contro il dolore cronico benigno è una sfida costante per l’anestesista. Come controllare il dolore? Come fare a risolvere il problema del paziente? Tipologia, motivo ed entità del dolore vanno tutti analizzati, poi entra in gioco la capacità del medico che, in questo campo, non è detto si debba affidare a protocolli rigidi». Combattere il dolore è spesso un esercizio di pragmatismo sposato alla fantasia: «Ogni paziente è un quadro a sé stante – conferma il dottor Rossi – per il quale tocca usare ogni volta colori e strumenti ad hoc. Non c’è nulla di scontato o di automatico: cercare di capire come risolvere il problema del paziente è la nostra grande sfida».

L’Endoscopia della Cellini "taglia" liste d’attesa e dolore

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Il servizio conta su tre sedute settimanali (lunedì, giovedì e venerdì). «Da noi si effettuano tutte le principali discipline endoscopiche», afferma il dottor Matteo Goss. Gastroscopia e colonscopia sono eseguibili in sedazione e con una camera singola di degenza.

 

Liste d’attesa brevi, prezzi contenuti e tre sedute la settimana (lunedì, giovedì e venerdì) durante le quali gli esami di gastroscopia e colonscopia possono essere eseguiti in sedazione e con una camera di degenza singola dove riposare dopo l’esame. È questo, in estrema sintesi, il servizio di Endoscopia digestiva della Clinica Cellini che in due anni di attività è diventato un prezioso punto di riferimento per un numero sempre crescente di pazienti.

«Possiamo ricorrere a tutte le principali discipline endoscopiche», spiega il dottor Matteo Goss, chirurgo endoscopista della Clinica Cellini. Che sottolinea a tal proposito la collaborazione con l’Unità operativa di Endoscopia digestiva dell'Ospedale Humanitas di Milano, diretta dal professor Alessandro Repici. «Lavorare con loro è un ulteriore punto di forza per i medici e, soprattutto, per i pazienti», afferma.

Oltre che sul dottor Goss, il servizio di Endoscopia Digestiva della Clinica Cellini conta sulla dottoressa Monica Foti e sul dottor Fabio Cisarò, ambedue gastroenterologi, su cinque anestesisti («di grandissima esperienza e affidabilità – sottolinea il dottor Goss -: abituati anche a gestire le eventuali emergenze») e su due infermieri dedicati. «Gli esami endoscopici vengono eseguiti da operatori esperti e possono essere effettuati in narcosi con assistenza anestesiologica», prosegue il dottor Goss. «Talvolta il paziente decide, con il parere favorevole del medico, di rifiutare di sottoporsi all’esame da sveglio perché ha avuto dolore in passato o perché ha problemi specifici al tratto gastroenterico. Va da sé che sui bambini l’esame viene sempre eseguito in narcosi e se ne occupa il dottor Cisarò».

L’endoscopia digestiva riguarda in primis le attività di diagnosi precoce di lesioni precancerose e neoplastiche, il trattamento curativo di malattie neoplastiche iniziali e il trattamento palliativo di malattie neoplastiche avanzate. A queste attività vanno aggiunte quelle relative al trattamento di patologie gastrointestinali benigne: malattie infiammatorie croniche dell’intestino, ulcere gastriche e duodenali, infezione da helicobacter pilori e reflusso gastro-esofageo. «Ma il nostro servizio viene consultato anche per pazienti ricoverati in Clinica - conclude il dottor Matteo Goss -. Spesso ci capita di lavorare assieme ai cardiologi durante e dopo il ricovero del paziente. La grande collaborazione con i professionisti della Clinica Cellini favorisce un clima sereno che reca benefici importanti al paziente».

Lombalgia e sciatalgia: diagnosi e cura nel corso di Cellini e Fisio&Lab

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Sabato 28 novembre il Centro Fisio&Lab ospita un importante appuntamento che, organizzato con la Clinica Cellini, si propone di mettere a confronto sinergie e obiettivi comuni tra soluzioni chirurgiche e trattamento fisiochinesiterapico conservativo della colonna lombare.

 

"Lombalgia e sciatalgia: dalla diagnosi alla cura": è il nome del corso in programma la mattina di sabato 28 novembre presso il Centro Fisio&Lab (corso Giovanni Agnelli 109/E, Torino) che lo organizza assieme alla Clinica Cellini.

«La lombalgia è una situazione clinica multifattoriale che oggi assume le caratteristiche della malattia moderna», spiega il dottor Joannis Demangos, specialista in Ortopedia e traumatologia, Medicina fisica e riabilitazione, Chirurgia vertebrale della Clinica Cellini nonché coordinatore scientifico del corso. «Sono molteplici i fattori che concorrono a definire la patologia – aggiunge – mentre il prolungamento dell'età media porta con sé un'attenzione particolare anche per la patologia rachidea, in passato considerata inguaribile e piena di rischi».

Spondilolistesi, ernia discale, cabale stretto, deformità strutturate adolescenziali e acquisite, spondilo artrosi e fratture in osteoporosi possono essere oggi correttamente e precocemente diagnosticate attraverso accertamenti strumentali diagnostici: «Grazie anche ai progressi in campo anestesiologico e al proficuo interesse dell'industria biomedica – aggiunge il dottor Demangos – la chirurgia vertebrale ha conseguito considerevoli e duraturi risultati con un notevole miglioramento nella qualità della vita di relazione e lavorativa».

L'impiego delle tecniche fisioterapiche è indispensabile nel pre e nel post operatorio: cure riabilitative coadiuvate dalla terapia strumentale possono rappresentare una valida alternativa nelle varie fasi della sintomatologia dolorosa di origine meccanica o neurologica e nella successiva corretta decisione terapeutica. «Il corso – conclude il dottor Demangos – esporrà le attuali soluzioni chirurgiche dettate dall'evidenza medica e metterà a confronto le sinergie e gli obiettivi comuni con il trattamento fisioterapico conservativo della colonna lombare nel percorso di cura».

Al corso di sabato 28 novembre prenderanno inoltre parte: il dottor Roberto Biasci, specialista in Cardiologia e Medicina fisica e riabilitazione della Clinica Cellini e del Centro Fisio&Lab; il dottor Antonio Bruno, specialista in Ortopedia e traumatologia e Chirurgia vertebrale della Clinica Cellini; il dottor Luigi Molino, specialista in Medicina fisica e riabilitazione del Centro Fisio&Lab; il dottor Roberto Peretti, terapista della Riabilitazione e Osteopata del Centro Fisio&Lab; il dottor Stefano Ventura, specialista in Medicina fisica e riabilitazione del Centro medico San Luca e della Clinica Cellini; il dottor Leonardo Antonio Zottarelli, specialista in Ortopedia e traumatologia e Chirurgia vertebrale della Clinica Cellini.

 

Programma degli interventi del corso "Lombalgia e sciatalgia: dalla diagnosi alla cura"

  • Ore 8.30: registrazione ospiti.
  • Ore 9: introduzione ai lavori.
  • Ore 9.15: Il mal di schiena: eziopatogenesi (dottor Joannis Demangos).
  • Ore 9.30: Lombalgia: trattamento chirurgico (dottor Antonio Bruno).
  • Ore 9,45: Introduzione al trattamento conservativo del dolore lombare. Si può parlare di prevenzione primaria? (dottor Roberto Biasci).
  • Ore 10: Radicolopatie spinali. Ernia discale-canale stretto: trattamento chirurgico (dottor Joannis Demangos).
  • Ore 10.15: I vari approcci al trattamento fisico e riabilitativo del dolore radicolare (dottor Stefano Ventura).
  • Ore 11,20: Le deformità vertebrali nell'adulto. "Sagittal imbalance": trattamento chirurgico (dottor Antonio Bruno).
  • Ore 11,35: Il percorso riabilitativo: metodologia e applicazione delle diverse fasi del recupero funzionale (dottor Luigi Molino).
  • Ore 11.50: Crolli vertebrali in osteoporosi. Vertebroplastica - Cifoplastica (dottor Leonardo Antonio Zottarelli).
  • Ore 12.05: L'importanza del lavoro d'équipe: dimostrazioni pratiche nelle aree riabilitative (dottor Roberto Peretti). Workshop-Sala riabilitazione e vasca terapeutica
  • Ore: 13.20. Chiusura lavori e lunch.

Anche quest’anno la Clinica Cellini aiuta Telethon

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Il banchetto dei volontari della Fondazione sarà presente venerdì 18 e sabato 19 dicembre nell'ambito della campagna di sensibilizzazione per le malattie genetiche rare e della raccolta di fondi in favore della ricerca scientifica.

 

Anche quest'anno la Clinica Cellini sosterrà la Fondazione Telethon nella settimana che mira alla sensibilizzazione sulle malattie genetiche rare e alla raccolta fondi in favore della ricerca scientifica. Venerdì 18 e sabato 19 dicembre i volontari della Fondazione Telethon saranno presenti con il loro banchetto nell'atrio della Clinica (via Benvenuto Cellini 5, Torino): informeranno pazienti e personale della Cellini sullo spirito dell'iniziativa e distribuiranno materiale informativo consegnando, a fronte di una donazione, i cuori di cioccolato creati appositamente da Caffarel per Telethon e per la ricerca.

 

La Fondazione Telethon è nata nel 1990 ed è una delle principali charity italiane. Il suo obiettivo è la realizzazione della promessa della cura delle malattie genetiche rare attraverso il finanziamento di ricerca biomedica eccellente. Per questo scopo si avvale del contributo della società civile: volontari sul territorio, aziende, partner e donatori che tutti i giorni aiutano la ricerca a progredire verso la cura. Sono diverse migliaia le malattie genetiche note: il 70 per cento di esse sono pediatriche e per la maggior parte non hanno una terapia risolutiva. Sono patologie rare e perciò vengono trascurate dai principali investimenti pubblici e privati: Telethon esiste proprio per far sì che nessuno sia escluso dalla concreta speranza di una cura. La campagna #nonmiarrendo che Telethon ha adottato nel corso del 2015 ne è l'ennesima testimonianza.

 

La presenza dei volontari della Fondazione Telethon nei locali della Clinica Cellini coincide peraltro con la maratona televisiva in onda sui canali Rai. L'anno scorso la maratona tv di Telethon aveva fruttato ben 34 milioni di euro, figli della generosità del pubblico. E il Piemonte s'era confermata la regione più generosa d'Italia con i suoi 356 mila euro raccolti.

 

Anche quest'anno la Fondazione Telethon sarà perciò presente in tutta Italia: piazze, strade e luoghi pubblici saranno utili per informare e sensibilizzare la gente sulle malattie genetiche rare e per raccogliere fondi a favore della ricerca scientifica. Alcuni di questi luoghi sono scelti perché luoghi rappresentativi di sapere e cura, sinonimi di futuro e speranza: ospedali e università sono posti in cui le persone vengono accolte, curate e formate. Ed è in quest'ottica che già lo scorso anno la Clinica Cellini era stata coinvolta nel progetto di Telethon, un contributo alla ricerca attraverso un coinvolgimento concreto del territorio in cui sorge la Clinica e della popolazione che vi fa riferimento.

Lombalgia e sciatalgia: diagnosi e cura nel corso di Fisio&Lab

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Il Centro di corso Agnelli 109/E ha ospitato un corso organizzato con la Clinica Cellini per mettere a confronto soluzioni chirurgiche e trattamento fisiochinesiterapico conservativo della colonna lombare.

 

Lombalgia e sciatalgia: dalla diagnosi alla cura”: è il titolo del corso svolto lo scorso sabato 28 novembre all’interno del Centro Fisio&Lab (corso Giovanni Agnelli 109/E, Torino) che lo ha organizzato assieme alla Clinica Cellini. «S’è trattato di un confronto aperto e concreto che ha affrontato il trattamento conservativo e il trattamento chirurgico di questa patologia», spiega il dottor Joannis Demangos, specialista in Ortopedia e traumatologia, Medicina fisica e riabilitazione, Chirurgia vertebrale della Clinica Cellini nonché coordinatore scientifico del corso. «La lombalgia è una situazione clinica multifattoriale che oggi assume le caratteristiche della malattia moderna, alla quale concorrono molteplici fattori».

 

Spondilolistesi, ernia discale, canale stretto, deformità strutturate adolescenziali e acquisite, spondilo artrosi e fratture in osteoporosi possono essere oggi correttamente e precocemente diagnosticate attraverso accertamenti strumentali diagnostici: «Grazie anche ai progressi in campo anestesiologico e al proficuo interesse dell’industria biomedica – aggiunge il dottor Demangos – la chirurgia vertebrale ha conseguito considerevoli e duraturi risultati. Oggi si può gestire la quasi totalità della patologia degenerativa e traumatica con un notevole miglioramento nella qualità della vita di relazione e lavorativa». Il dottor Demangos sottolinea un concetto: «Il paziente non deve avere paura della chirurgia vertebrale – spiega -: se praticata in luoghi idonei com’è la Clinica Cellini, non è più pericolosa come si era portati a credere una volta».

 

L’impiego delle tecniche fisioterapiche risulta inoltre indispensabile nel pre e nel post operatorio: cure riabilitative coadiuvate dalla terapia strumentale possono rappresentare una valida alternativa nelle varie fasi della sintomatologia dolorosa di origine meccanica o neurologica e nella successiva corretta decisione terapeutica. «Il corso – aggiunge il dottor Demangos – ha mostrato le attuali soluzioni chirurgiche dettate dall’evidenza medica e messo a confronto le sinergie e gli obiettivi comuni con il trattamento fisioterapico conservativo della colonna lombare nel percorso di cura».

 

Al corso di sabato 28 novembre hanno preso parte il dottor Roberto Biasci, specialista in Cardiologia e Medicina fisica e riabilitazione della Clinica Cellini e del Centro Fisio&Lab; il dottor Luigi Molino, specialista in Medicina fisica e riabilitazione del Centro Fisio&Lab; il dottor Roberto Peretti, terapista della Riabilitazione e Osteopata del Centro Fisio&Lab; il dottor Stefano Ventura, specialista in Medicina fisica e riabilitazione del Centro medico San Luca e della Clinica Cellini; il dottor Leonardo Antonio Zottarelli, specialista in Ortopedia e traumatologia e Chirurgia vertebrale della Clinica Cellini.

 

Influenza, il vaccino anche per il personale della Cellini

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C'è tempo fino alla fine di dicembre per cautelarsi attraverso il vaccino che quest'anno presenta due elementi nuovi. «In Italia colpisce di norma tra il 4 e il 12 per cento della popolazione», spiega la dottoressa Sandra Alban della Direzione sanitaria.

 

Anche per il personale della Clinica Cellini c'è ancora tempo per vaccinarsi contro l'influenza stagionale. Chi non ha ancora usufruito della possibilità, messa anche quest'anno a disposizione dalla Direzione sanitaria della Clinica, può approfittarne nei giorni del mese di dicembre. Come affermato da molti epidemiologi, quest'anno il virus influenzale conoscerà il proprio picco più tardi del solito (colpa delle alte temperature registrate nel corso dell'autunno) e perciò il periodo utile alla vaccinazione si è di fatto allungato.

 

«Il vaccino antinfluenzale 2015-16 presenta due varianti nella composizione – rivela la dottoressa Sandra Alban della Direzione sanitaria della Clinica Cellini -: un antigene di ceppo A (sottotipo H3N2) e un antigene di ceppo B che vanno ad aggiungersi all'altro antigene di ceppo A (H1N1) già presente nel vaccino dell'anno scorso». Come sempre, la composizione del vaccino proviene da uno studio che utilizza le informazioni raccolte in oltre 110 Paesi e come ogni anno, in Italia, il Ministero della Salute raccomanda la vaccinazione stagionale a una serie di categorie che comprendono medici e personale sanitario di assistenza ma soprattutto a chi ha più di 65 anni di età o presenta altre patologie (malattie croniche dell'apparato respiratorio o cardiocircolatorio, diabete mellito, tumori, insufficienza renale cronica, eccetera) che possono aumentare il rischio di complicanze da influenza.

 

Nella stagione 2014/15 sono stati segnalati 485 casi gravi e 160 decessi da influenza, i numeri più elevati degli ultimi anni se si eccettua la stagione pandemica 2009/10 che aveva fatto registrare 592 casi gravi e 204 decessi. «L'influenza stagionale rappresenta un problema sanitario rilevante – continua la dottoressa Alban -. Ogni anno nel nostro Paese viene interessata una percentuale di popolazione variabile tra il 4 e il 12 per cento, a seconda delle caratteristiche del virus influenzale in circolazione».

 

Un problema sanitario che negli ultimi tempi s'è dovuto misurare con elementi di disturbo esterni. «L'anno scorso si era registrato un preoccupante calo nel numero delle vaccinazioni – conferma la dottoressa Alban -, colpa di una serie di segnalazioni che avevano messo in relazione con il vaccino antinfluenzale il decesso di alcune persone. In realtà, i controlli hanno accertato che non era affatto così. Vaccinarsi rimane una pratica molto utile e per nulla pericolosa». Anche per chi non l'ha mai fatto prima d'ora. «C'è peraltro l'errata convinzione che chi sottopone per la prima volta alla vaccinazione antinfluenzale debba assumerne due dosi – conclude la dottoressa Sandra Alban -. Non è così. Ne basta una sola dose. Sono raccomandate due dosi solo ai bambini di età inferiore ai 9 anni che non sono mai stati vaccinati in precedenza».

 

Inverno, tempo di sci: tutti in pista, ma solo se ben allenati

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È uno sport stagionale molto tecnico che può risultare pericoloso se affrontato con leggerezza. «Preparare gambe e cuore, utilizzare la ginnastica propriocettiva per coordinare il movimento», sono i consigli del dottor Maurizio Forti, ortopedico della Cellini.

 

L'inverno s'avvicina portando con sé l'attesa stagione sciistica e la conseguente catena di traumi sulla neve che interessano chi si cimenta nell'attività fisica in montagna. «La preparazione fisica è assolutamente fondamentale per avvicinarsi in modo corretto alla stagione dello sci – premette il dottor Maurizio Forti, ortopedico e responsabile del servizio di Chirurgia del ginocchio della Clinica Cellini -. Guai a presentarsi sulle piste senza un'adeguata preparazione. Ci si può fare davvero male».

 

Soprattutto perché sciare non è lo sport più banale del mondo. «Tutt'altro – incalza il dottor Forti -, è anzi una disciplina molto tecnica che può risultare anche pericolosa se affrontata con leggerezza. Intanto perché è uno sport stagionale: chi nel corso dell'anno non ne pratica altri rischia di giungere all'appuntamento fuori forma o comunque impreparato. Inoltre, i materiali e le attrezzature a disposizione di tutti sono sempre più evoluti e rendono questo sport più tecnico e perciò pericoloso». Il dottor Forti si riferisce in particolare agli sci carving: «In curva hanno una tenuta maggiore – afferma – che, se fuori controllo, può produrre sollecitazioni pericolose per le nostre ginocchia». Nell'ultimo decennio sono aumentate in modo consistente le fratture del piatto tibiale mentre rimangono costanti gli infortuni che interessano il menisco o i legamenti collaterali del ginocchio.

 

È perciò bene provvedere a potenziare quadricipiti e flessori ma anche preoccuparsi in modo attento del sistema cardiocircolatorio, allenandolo sapendo di doversi poi cimentare ad alta quota. «Fondamentale è anche la ginnastica propriocettiva – aggiunge ancora il dottor Forti -, per la quale si possono eseguire esercizi molto utili anche in palestra, dove esistono macchine da allenamento in grado di simulare l'esperienza dello sci. Coordinare il movimento e riconoscere la posizione del proprio corpo in qualsiasi momento sono condizioni fondamentali per lo sciatore attento».

 

Quello disattento è invece di solito un "over 35" che torna a casa con un trauma perché non si era preparato in modo adeguato. «La casistica è impietosa – conclude il dottor Forti -. Ci si fa male di più a fine giornata perché si è stanchi, subito dopo pranzo perché si è mangiato o bevuto oltre misura, a inizio giornata perché la pista è ancora fredda e più difficile da affrontare. Chi va sulle piste deve essere attento a se stesso e agli altri sciatori ma deve soprattutto concentrare la sua attenzione sulla preparazione e sull'allenamento. In questo modo, sciare sarà piacevole e divertente come questa disciplina sportiva sa essere».


Orari straordinari durante le Festività Natalizie

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Si informa che, in occasione delle prossime Festività, da mercoledì 23 dicembre a mercoledì 6 gennaio, tutte le attività e i Servizi della Clinica Cellini verranno sospesi.

 

Le attività del Centro Medico San luca di Rivoli saranno:

  • sospese il 24 dicembre e dal 30 dicembre al 6 gennaio (chiusura di tutti i servizi)
  • il 28 e 29 dicembre: regolari dalle ore 8 alle ore 13

 

Le richieste di prenotazione on line pervenute a partire dal giorno 23 dicembre verranno gestite a partire dal giorno 5 gennaio.

Vene varicose, addio con laser moderno e anestesia locale

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Il nuovo Centro di chirurgia venosa di Humanitas Cellini adotta la tecnica che garantisce: «Assenza di dolore e recupero immediato con la massima sicurezza», spiega il dottor Rostan.

 

Dire addio alle vene varicose non è mai stato così facile, rapido e indolore: il nuovo Centro di chirurgia venosa di Humanitas Cellini utilizza le più avanzate tecniche laser che, in anestesia locale pura, permettono al paziente una prontissima ripresa nel segno della massima sicurezza. La tecnica dello stripping è diventata da tempo un ricordo: grazie al laser, la vena varicosa viene distrutta in modo definitivo attraverso un sottile catetere che, sotto controllo e guida ecografica, viene inserito all'interno del vaso varicoso: «L'energia termica del laser chiude il vaso e lo fa scomparire – spiega il dottor Jean Daniel Rostan, responsabile del Centro di chirurgia venosa -. Quello del laser è uno strumento sempre più maneggevole, capace di adattarsi alle singole esigenze del paziente e validato da risultati clinici del tutto sovrapponibili a quelli di realtà all'avanguardia come Regno Unito o paesi scandinavi».

 

Il laser utilizzato in Humanitas Cellini ha una fibra moderna che non provoca né calore né dolore: «L'intervento causa solamente un fastidio molto leggero – conferma il dottor Rostan -, tanto che al paziente è possibile somministrare l'anestesia locale pura. Niente più sedazione, il paziente rimane in stato di veglia e coscienza, si riprende pochi minuti dopo l'intervento e non accusa alcun effetto da farmaci». In questo modo, chi ricorre al laser per dire addio alle vene varicose, può riprendere la propria attività già pochi minuti dopo l'intervento: «Naturalmente rimaniamo a disposizione del paziente in qualsiasi momento e per ogni sua esigenza – aggiunge il dottor Rostan – e, in ogni caso, eseguiamo una visita di controllo il giorno dopo per consentirgli di riprendere anche la propria igiene personale. Quella del laser è una tecnica che, a fronte di un risultato finale assolutamente al top, garantisce un impatto dell'intervento molto ridotto».

 

Fibra laser di ultima generazione e anestesia locale pura snelliranno le procedure di pre-ricovero e ridurranno sensibilmente i tempi legati di pre e post intervento. «Sarà preceduto dalla visita diagnostica con Ecocolordoppler e avverrà garantendo sempre la massima sicurezza», precisa ancora il dottor Rostan ricordando gli elevati standard di qualità che contraddistinguono il lavoro della squadra di anestesisti di Humanitas Cellini.

 

Il Centro di chirurgia venosa di Humanitas Cellini sarà (assieme al Day Surgery dell'Azienda ospedaliera di Padova) una delle due sedi didattiche della Ialph (International Academy on Laser in Phlebology), la scuola internazionale di laser endovenoso nata per per formare i medici sulle tecniche termo-ablative utilizzando al meglio i tredici anni di esperienza e le evidenze scientifiche maturate sul campo. E sempre in tema di formazione, l'attività del Centro punterà anche all'informazione diretta dei pazienti: «Sono in programma incontri con i medici di medicina generale e con la popolazione – conclude il dottor Rostan -. Non dimentichiamo che quella delle vene varicose è una patologia che colpisce circa un terzo della popolazione adulta europea, in special modo le donne che aggiungono gravidanza, età e obesità ai fattori di rischio tradizionali».

Radiologia interventistica per i pazienti di Humanitas Cellini

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Rientra nel neonato Dipartimento di patologia vascolare diretto dal dottor Claudio Rabbia: «Tecnica mininvasiva, alternativa a quella chirurgica, utilizzata per le malattie delle arterie»

 

Quando la sola terapia medica (fatta di prevenzione, adozione di un corretto stile di vita e ricorso a farmaci, compresi quelli antiaggreganti) non basta, oltre il 70 per cento delle persone con una malattia occlusiva delle arterie periferiche deve ricorrere alla terapia endovascolare: «Si tratta di un numero di soggetti in continuo aumento – assicura il dottor Claudio Rabbia, da gennaio responsabile del Dipartimento di patologia vascolare di Humanitas Cellini -. Oggi le persone vivono più a lungo ma l'età avanzata porta spesso loro una malattia arteriosclerotica che di frequente colpisce gli arti inferiori. Il nostro intervento consiste nella riapertura dell'arteria attraverso una tecnica mininvasiva che favorisce il recupero dell'arto interessato».

 

La terapia endovascolare rientra nel campo della radiologia interventistica che in Humanitas Cellini, con il contributo del dottor Rabbia e delle dottoresse Roberta Eva Pini e Carla Suriani, va nella direzione di una crescita dei servizi e delle prestazioni. «Ciò che facciamo è trattare le malattie delle arterie – prosegue il dottor Rabbia -: un intervento molto frequente consiste nel riaprire l'arteria che si è chiusa producendo segni di malperfusione nel distretto interessato, nella maggior parte dei casi proprio agli arti inferiori». Rispetto alla chirurgia tradizionale, la radiologia interventistica è mininvasiva in quanto eseguita per via percutanea: «L'attività interventistica viene svolta nella sala angiografica di Humanitas Cellini. L'arteriopatia periferica, il restringimento della carotide, l'aneurisma dell'aorta addominale, le malformazioni artero-venose e il varicocele sono tutte patologie che trattiamo attraverso la terapia endovascolare».

 

È l'esame Ecodoppler a fornire la diagnosi per il paziente, dopodiché viene individuato il trattamento adeguato: «Esistono alternative endovascolari e chirurgiche – precisa il dottor Rabbia -: occorre, come sempre, analizzare il singolo caso e scegliere l'alternativa clinicamente preferibile, ben sapendo che talvolta è sufficiente la semplice terapia medica». Il paziente con una malattia arteriosclerotica è nella maggior parte dei casi un uomo («Ma il numero delle donne è in deciso aumento», sottolinea il dottor Rabbia), laddove non esistono sintomi evidenti è sempre bene considerare i fattori di rischio: età avanzata, fumo, diabete, ipertensione e familiarità per le arteriopatie. «La mia lunga esperienza di radiologo interventista – conclude il dottor Rabbia – sarà al servizio dei pazienti di Humanitas Cellini e Humanitas Gradenigo, assieme a loro e a tutti i medici del Dipartimento potremo dare alla terapia endovascolare e alle sue metodiche d'intervento la considerazione e l'importanza che si meritano».

HUMANITAS CELLINI, nuova immagine per la Clinica

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La storia e il futuro della Cellini nel nuovo logo. Il 2016 nasce per la Clinica nel segno di nuovi centri specialistici e sinergie con l'Ospedale Gradenigo.

 

Una nuova immagine e un nuovo logo: da gennaio la Clinica Cellini porta con sé il marchio Humanitas. È visibile all'ingresso e nell'atrio della Clinica, al Centro odontoiatrico e negli ambulatori di via Tommaso Grossi: gli stessi colori e lo stesso carattere che Humanitas presenta in tutti gli ospedali. La nuova immagine Humanitas Cellini compare anche sul sito web della Clinica e nelle prossime settimane sostituirà progressivamente quella precedente.

 

«Il nuovo logo esprime la storia ma anche lo sviluppo futuro della Clinica – afferma Paolo Berno, Direttore generale di Humanitas Cellini -. Dopo un altro intenso anno di lavoro ci affacciamo al 2016 con ottimismo: i nuovi Centri di Patologia vascolare e di Chirurgia venosa rappresentano la continuità con le attività sostenute nel 2015, come il Centro di Chirurgia uretrale o l'implementazione dell'attività ortopedica. Per i suoi pazienti, anche quest'anno Humanitas Cellini punterà su nuovi talenti e percorsi di cura integrati».

 

La nuova immagine ha fatto il proprio debutto a inizio anno, in coincidenza con l'ingresso in Humanitas dell'Ospedale Gradenigo. «Già nel corso del 2015 Cellini e Gradenigo avevano cominciato a lavorare su percorsi diagnostico-terapeutici comuni – prosegue Paolo Berno -, da gennaio questo dialogo sta proseguendo in modo sempre più intenso per offrire ai pazienti servizi più integrati e sinergie tra le due realtà».

 

«Migliorare la vita dei nostri pazienti, grazie a cure sempre più efficaci e a un'organizzazione innovativa e sostenibile»: è la mission che da anni caratterizza il lavoro della Cellini e che recepisce i valori propri di Humanitas: responsabilità, innovazione, eccellenza e passione. Oltre che a Torino, con Cellini e Gradenigo, Humanitas è presente in Italia con l'Istituto Clinico Humanitas di Milano (oggi uno dei più importanti policlinici europei, centro di ricerca internazionale e sede della Humanitas University), a Bergamo con Humanitas Gavazzeni, a Castellanza con Humanitas Mater Domini e a Catania con Humanitas Centro Catanese di Oncologia.

 

«Humanitas Cellini nasce con tanta voglia di crescere – conclude Paolo Berno -. La nuova immagine e il nuovo logo sono il segno della continua evoluzione che accompagna l'ospedale e tutti i suoi pazienti».

Protesi di ginocchio: se ne parla in Cellini venerdì 26 febbraio

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Incontro pubblico (ore 16,30 in Humanitas Cellini) con il dottor Maurizio Forti: «L'intervento permette un netto miglioramento nella qualità di vita del paziente»

 

Protesi di ginocchio: se ne parlerà venerdì 26 febbraio, alle ore 16,30 in un incontro aperto al pubblico che si terrà in Humanitas Cellini (via Benvenuto Cellini 5, Torino) e che avrà nella veste di relatore il dottor Maurizio Forti, responsabile della Chirurgia di ginocchio di Humanitas Cellini.

 

«La protesi di ginocchio permette un importante recupero a chi ha perso una parte della funzionalità dell'arto - spiega il dottor Forti -, causata nella maggior parte dei casi dall'usura per chi è anziano o da un trauma per chi è più giovane». L'intervento di protesi di ginocchio è rapido («Il chirurgo specializzato lo esegue anche in meno di un'ora - precisa il dottor Forti -: riducendo il tempo di esposizione dell'osso si abbassa il rischio di possibili infezioni»), sempre meno invasivo e in grado di consentire una pronta riabilitazione («Il paziente si alza in piedi il giorno dopo l'intervento, cammina con le stampelle e può tornare a casa in meno di una settimana») che, seguita da qualche settimana di fisioterapia, permette un recupero pressoché completo.

 

«La protesi di ginocchio consegna al paziente un evidente miglioramento nella qualità di vita – continua il dottor Forti - e permette di dire addio per sempre al dolore persistente caratteristico dell'usura del ginocchio». Di norma, dopo l'operazione si ritrovano la funzionalità necessaria a riprendere la normale vita quotidiana e si può ritornare all'attività sportiva. «Con la protesi di ginocchio si può ancora giocare a tennis e andare sugli sci, mentre sono consigliati anche nuoto e ciclismo», sottolinea il dottor Forti che ha all'attivo oltre 2.000 impianti protesici di ginocchio.

 

L'incontro di venerdì 26 febbraio è aperto a tutti e servirà a illustrare le modalità di intervento, la fase post operatoria e quella riabilitativa. Assieme al dottor Maurizio Forti sarà presente un tecnico incaricato di illustrare i materiali utilizzati per la protesi di ginocchio. «Che può durare anche vent'anni - conclude il dottor Forti - e che non deve per forza essere totale, visto che in artroscopia si può ricorrere al mini-impianto destinato a sostituire un solo comparto articolare del ginocchio».

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